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Rubrica storica: gli alloggi nella Roma imperiale

2023-04-19 10:22

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condominio, rubrica storica, appartamenti,

Rubrica storica: gli alloggi nella Roma imperiale

Roma imperiale, urbe per eccellenza, all’apice del suo splendore ospitava una popolazione oscillante tra 1,2 e 1,5 milioni di abitanti. L’elevata dens

Roma imperiale, urbe per eccellenza, all’apice del suo splendore ospitava una popolazione oscillante tra 1,2 e 1,5 milioni di abitanti. L’elevata densità della popolazione rendeva necessario ampliare la quantità di alloggi disponibili e, dato che le abitazioni a piano terra erano insufficienti ad accomodare l’ingente quantità di abitanti, gli architetti romani furono costretti a sviluppare nuove costruzioni in altezza. Fu così che, a livello urbano, vennero ad affermarsi due tipologie abitative, vastamente diverse tra loro: la domus e l’insula



Da un lato, vi era la struttura architettonica della domus, un'abitazione signorile privata urbana a pianta rettangolare, costruita in mattoni e calcestruzzo, che si sviluppava orizzontalmente ed era composta da molte stanze, ognuna con funzioni diverse: l'ingresso bipartito, l'atrium (ovvero, la stanza centrale da cui si poteva accedere agli altri ambienti che vi si affacciavano), le stanze da letto, dette cubicula, la sala dei banchetti detta triclinium (dove gli ospiti potevano mangiare sdraiati sui letti tricliniari), e alcuni ambienti laterali, tra cui ad esempio il tablinium (salotto) detti alae, il tablinum (locale adibito a salotto solitamente posto in fondo all'atrium). 
Ovviamente esistevano varie tipologie di domus, anche in base al livello di prestigio della famiglia che vi abitava. 
Nelle isitanze più lussuose, queste costruzioni presentavano grandi giardini interni porticati, spesso ornati da alberi, piscine e fontane. 


Dall’altro, vi erano le insulae, cui primi esempi risalgono addirittura al III sec. A.C. e che possono essere paragonate ai moderni condomini. Disposte in serie, andavano a formare un quadrilatero, che nella parte interna era dotato di un ampio cortile. Sviluppate su più piani (a volte anche 5/6) accoglievano la vasta maggioranza degli abitanti di Roma. Di norma, questi edifici erano composti da un piano terra, in genere destinato a botteghe di vario genere (tabernae), dotate di un soppalco per deposito di materiali e/o alloggio degli artigiani più poveri, e da piani superiori (cenacula), destinati agli alloggi, via via meno pregiati verso l'alto. Allora come oggi, la tipologia di immobile in cui si abitava era espressione dello status socio-economico di una famiglia, tuttavia, ciò non escludeva che individui appartenenti a ceti più facoltosi potessero dimorare nelle insulae, in quanto esistevano “insulae di lusso” il cui piano terra era a tutti gli effetti una domus, o in termini a noi più familiari, un penthouse a pianterreno. 


La più grande differenza rimaneva dunque nelle tecniche edilizie e nei materiali usati, in quanto la costruzione delle insulae e il loro affitto costituiva, in particolare a Roma, un'importante fonte di reddito. Venivano infatti messe in atto delle vere e proprie speculazioni e i costruttori risparmiavano sulla quantità e qualità dei materiali da costruzione: veniva infatti prediletto il legno, che tra l’altro comportava frequenti crolli e incendi. Domus o insula che sia, la configurazione urbana di Roma, soprattutto in età imperiale, non differiva molto da ciò a cui siamo abiutati, tra palazzi, case private, attività commerciali ed edifici pubblici, possiamo ipotizzare che i cittadini romani non vivessero poi così diversamente da noi…

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